ll training passa anche attraverso la visione di film d’epoca, amati da Suzuki, in linea con i suoi ideali estetici e teatrali.
Questa sera, dopo cena, i partecipanti al Summer Camp, sono stati invitati allo Studio per vedere la versione cinematografica del 1954 del balletto di Prokof’ev Romeo e Giulietta interpretata dagli artisti del Teatro Bol’šoj. Nel ruolo della protagonista Galina Ulanova, ballerina particolarmente amata da Suzuki e dalle indubbie doti tecniche ed interpretative.
Ma perché far vedere un film di 70 anni fa ad un gruppo di allievi del suo metodo?
La risposta è nell’argomento che verrà trattato nel training domani: le statue. Tra i vari esercizi di base della pratica certamente le statue sono le più temute: richiedono un assoluto controllo del proprio centro di gravità, la capacità di generare una risposta immediata alla massima velocità e soprattutto un uso consapevole dei propri “freni”.
A tutto ciò si aggiunge l’utilizzo della parte superiore del corpo per esprimere, attraverso una posizione statuaria delle braccia e delle mani, la propria sensibilità interna.
Ma spesso il praticante alle prime prove resta spiazzato dall’intenso utilizzo delle gambe e non riesce a trovare lo spazio, mentale più che fisico, per rilassare il torso ed esplorare con le braccia la propria sfera cinestetica.